Viaggio a Aarhus – Danimarca

“E’ assolutamente necessario, per i bambini piccoli, avere una vita organizzata, specialmente nel caso che se l’organizzino da sè!” Pippi Calzelunghe

A fine marzo scorso ho trascorso una settimana in Danimarca per visitare i servizi scolastici 0/6 anni: del mio viaggio mi porto dietro molte immagini, scorci di città, di boschi, di persone…e sicuramente un aspetto che è leggibile ovunque.. l’educazione dei bambini non è una questione affidata solo alle famiglie ma è una questione pubblica, che riguarda tutti.. è un’assunzione di responsabilità comune che segue l’individuo partendo dai servizi per l’infanzia sino ad arrivare al sistema universitario.

L’educazione impostata per i bambini danesi ha elementi di non poco fascino: il rispetto delle proprie tradizioni (ad esempio attraverso il fare esperienza di come vivevano i vikinghi); la conoscenza del proprio patrimonio culturale (attraverso le attività di teatro e di drammatizzazione partendo dai racconti tradizionali nordici) e sopratutto l’esperienza quotidiana con il contesto naturale; inoltre uno stile di vita improntato sull’ essere autonomi e indipendenti nell’organizzazione della giornata, armonizzando i bisogni individuali con quelli collettivi. Fin da piccoli viene sostenuta la capacità di agire nel mondo, di impegnarsi, di dialogare, di esercitare la propria volontà in maniera costruttiva e non autoreferenziale. L’educazione sociale in Danimarca è parte dell’eredità culturale di questa popolazione e questo è leggibile nelle scuole come nelle strade, nei musei come nei luoghi d’arte e di cultura.

Per quanto riguarda i servizi educativi basti pensare che la Danimarca, insieme alla Svezia, possiede il maggior numero dei servizi per l’infanzia, riconoscendo che i bambini, fin dalla nascita sono cittadini a tutti gli effetti e che hanno ditritto di avere eguali opportunità di crescita e di realizzazione personale.

L’ aspetto maggiormente caratteristico dell’esperienza prescolare danese è costituita dalla scuola nel bosco: si tratta di una esperienza nata per sopperire all’esubero di richieste ai servizi e per consentire ai bambini di fare esperienze continuative in natura, considerato l’ambiente di vita più idoneo alla loro crescita: giocare in natura e con i suoi elementi è considerato un elemento imprescindibile del sistema educativo danese al fine di formare delle personalità equilibrate ed armoniche.

Alcune scuole sono nella periferia della città e sono immerse nei boschi e nella vegetazione; in altri casi invece, i genitori che lavorano e vivono nel centro della città accompagnano i loro bambini presso i cosiddetti “centri raccolta” in attesa di essere accompagnati dai pulmann “nel bosco”: presso i centri raccolta i bambini fanno colazione (a volte anche con gli stessi genitori che si trattengono bevendo un caffè chiaccherando con altri genitori, in un ambiente che risulta essere molto familiare e poco istituzionalizzato), leggono libri e fanno alcuni giochi in attesa di trascorrere l’intera giornata all’aperto. Una volta arrivati “nel bosco” si organizzano con idonee tute e zaini per passeggiate, giochi all’aperto, preparazione del pasto spesso organizzato fuori, sotto delle tettoie e intorno ad un fuoco. In uno dei centri che ho potuto visitare, l’Ajstrup Skole, i bambini partivano dalla città e poi, una volta arrivati nella scuola nel bosco, potevano appoggiarsi ad una struttura in cui essi si potevano muovere ed organizzare tra esterno ed interno in maniera libera e spontanea, scegliendo tra le proposte organizzate dagli adulti: gli adulti supervisionavano le postazioni esterne e le stanze interne ma le scelte dei bambini rimanevano autonome nel rispetto del gruppo e dei materiali disponibili. Fuori, i bambini si muovevano liberamente nei due ettari di bosco, dove potevano accudire animali domestici come galline e caprette, giocare con le balle di fieno o nelle casette di legno del villaggio vikingo, salire su delle funi appese ai rami dell’area boschiva, fare da mangiare e cuocere nei forni a legna scandinavi, oppure ancora, fare teatro nel castello di legno.. gli adulti erano presenti nelle diverse aree ma come “registi” o anche compagni di gioco: vedendo muoversi i bambini in maniera così naturale mi venivano in mente le parole “responsabilità” e “libertà” e pensavo alla famosa canzone di Giorgio Gaber che dice “libertà è partecipazione”, perchè ognuno in maniera libera e spontanea partecipava ad un progetto comune.

Un aspetto molto interessante è che nelle scuole del bosco 3-6 anni, è possibile trovare, oltre che agli educatori e agli assistenti (tra cui viene garantita sempre la differenza di genere prevedendo pertanto sia educatori maschi che femmine) la presenza di biologi o esperti in materie scientifiche che accompagnano i bambini in percorsi di educazione scientifica in natura perchè la conoscenza in questo ambito viene considerata un prerequisito imprescindibile. Anche le famiglie, infatti, se non sono sufficientemente preparate, come può capitare nel caso di nuclei immigrati da altri Paesi, devono poter colmare le loro lacune in questo ambito, attraverso la partecipazione a dei “corsi di approfondimento in materia naturale” per orientarsi, riconoscere le piante, conoscere il patrimonio naturale in cui vivono.

I bambini dei servizi di nido invece, alternano momenti di gioco all’interno delle strutture a momenti che trascorrono all’aperto e, fino a 10 gradi sotto zero, dormono fuori per il sonnellino pomeridiano: questo è un aspetto culturale condiviso nei paesi nordici “perchè si è sempre fatto così dalle nostre parti e perchè i bambini devono poter crescere robusti fisicamente e psicologicamente” riportando le parole di un educatore. Infatti un altro aspetto che mi ha colpito nella “visione del mondo” che ho incontrato è la consapevolezza di come sia necessario sviluppare la capacità di resilienza negli individui, ovvero mostrando la realtà per come è, quindi non priva di elementi di negatività ma, contemporanetamente, educando a trovare in ogni circostanza degli aspetti positivi.

Il contatto con le sfide poste all’interno di un contesto naturale è maestro in questo: i bambini acquisiscono maggiore fiducia in se stessi e nelle loro possibilità e poi questo apprendimento può essere trasferito in altri ambiti della vita. Inoltre imparano a lavorare insieme per superare gli ostacoli o realizzare qualcosa che fa parte di un progetto comune e ho trovato anche questo apprendimento fondamentale per un futuro in cui le nuove sfide formative si basano non più su un apprendimento di tipo individualistico e competitivo, bensì cooperativo e collaborativo. In queste piccole comunità scolari si vede come si lavori per raggiungere un sano equilibrio tra la libertà personale e l’autoaffermazione individuale con l’idea di responsabilità sociale, dove tutte le intelligenze individuali concorrono al bene comune.

Elisa Mortara – coordinatrice pedagogica Comune di Sala Bolognese

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